LE OPINIONI DI SAL – Che cos’è che ci lega a un marchio? Nel nostro mondo, quello della moto, il legame è spesso viscerale, quasi tribale. Non compriamo solo un mezzo di trasporto, ma un’identità e un pezzo di storia. E questo legame, il più delle volte, è forgiato nel metallo: in quelle soluzioni tecniche uniche che rendono una moto diversa da tutte le altre.

Il “ferro” che ci unisce: perché una soluzione tecnica diventa un simbolo

Pensateci bene. Un appassionato BMW sente il pulsare del suo Boxer come una firma. Un Guzzista riconosce il carattere del V trasversale a occhi chiusi. E un Ducatista? Per decenni, un Ducatista ha avuto la sua bandiera da sventolare con orgoglio: il Ducati Desmo. Questo sistema non è mai stato solo un modo per far muovere le valvole. È stato un simbolo di raffinatezza ingegneristica, un’eredità delle corse, un mantra ripetuto con fierezza. Era il DNA di Borgo Panigale.

La fine di un’era: l’addio alla distribuzione Desmodromica sulle V2

Per anni abbiamo assistito a una progressiva ritirata, prima con il motore V4 Granturismo. Ma lo spartiacque, quello che ha segnato un punto di non ritorno, arriva con la gamma 2025. La notizia è di quelle che hanno scosso le fondamenta: Ducati ha deciso di abbandonare il motore Superquadro e, con esso, la sua iconica soluzione tecnica anche sulle bicilindriche sportive. La Panigale V2 2025 e la Streetfighter V2 nascono con un’unità nuova, dotata di fasatura variabile ma orfana del cuore Desmo. È la fine della distribuzione Desmodromica come la conoscevamo: da standard a eccezione.

La sfida dell’omologazione: evolversi senza perdere l’anima

La strategia è chiara: Ducati punta a un pubblico più vasto, meno disposto a scendere a compromessi con la manutenzione e forse alla ricerca di un’erogazione più gestibile. È una scelta che privilegia la razionalità tecnica del prodotto globale, ma quanto impatta sull’identità del marchio Ducati? Si perde quel pezzo d’anima, quell’unicità meccanica che ha permesso a Ducati di sopravvivere ai momenti più bui, tenendosi stretta uno zoccolo duro di fan devoti. Il marketing può riempire questo vuoto con lo storytelling e l’heritage, ma può davvero sostituire il carattere di un motore che “senti” diverso da tutti gli altri?

L’orgoglio della diversità: siamo ancora disposti a pagarlo?

In un mondo di moto sempre più perfette e tecnologicamente impeccabili, il “carattere” sta diventando una merce rara. Un tempo era il risultato di scelte ingegneristiche coraggiose; oggi rischia di essere una skin applicata dal marketing. La vera domanda, quindi, è rivolta a noi motociclisti: l’anima di un marchio può essere sacrificata sull’altare dei grandi numeri? Di fronte a una Panigale V2 del 2025, tecnicamente superba ma senza il suo cuore Desmo, molti si chiederanno se stanno ancora comprando una vera Ducati o “soltanto” un’ottima moto. La risposta deciderà il futuro di molti marchi leggendari.

Di Sal

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