LE OPINIONI DI SAL – Mettetevi comodi e lasciate che i numeri, per un attimo, parlino da soli. Nove. Un numero che porta Marc Márquez a eguagliare Valentino Rossi nella storia più alta di questo sport. Il trionfo a Motegi non è solo una vittoria, è la chiusura di un cerchio di dolore e tenacia che merita solo applausi. E noi, da appassionati, non possiamo che alzarci in piedi di fronte a un fenomeno che, salito sulla moto più forte, ha fatto esattamente quello che un fenomeno deve fare: dominare.

Marc Marquez campine del mondo 2025 Motegi

La sua stagione è stata un monologo assordante. E qui, proprio qui, mentre celebriamo il campione, una piccola voce dentro di noi, quella più egoista, non può fare a meno di sussurrare: è stato tutto troppo facile?

Sia chiaro, il talento di Marc non si discute. Ma la grandezza di un’impresa si misura anche dalla forza degli avversari. E nel 2025, i rivali di Márquez, i pochi eletti in grado di impensierirlo, sono mancati all’appello.

Prendiamo Pecco Bagnaia. Il due volte Campione del Mondo ha passato l’intera stagione ingabbiato in una lotta frustrante con una GP25 che non ha mai sentito sua, costretto a difendersi più che ad attaccare. Poi c’è Jorge Martín, il Campione del Mondo uscente. Dopo il cambio di casacca, la sfortuna si è accanita su di lui con infortuni che lo hanno neutralizzato. E infine, Fabio Quartararo, un gladiatore con un’arma spuntata, una Yamaha a fine sviluppo.

E così, la marcia di Márquez verso i 9 titoli mondiali è diventata una cavalcata solitaria. Avrebbe vinto comunque? Quasi certamente sì. Ma confessiamolo, da tifosi avremmo sognato un campionato deciso all’ultima curva. Onore a Marc, l’Imperatore ritrovato. Ma la speranza, ora, è che per il 2026 i suoi rivali si presentino all’appello. Perché la sua grandezza merita di essere celebrata al termine di una vera guerra, non di una marcia trionfale.

Di Sal

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