WorldSBK: il rischio del monomarca nascosto. Il regolamento sta uccidendo la competizione?
Le opinioni di Sal è la rubrica dove la passione incontra l’analisi. Un punto di vista libero, diretto, spesso scomodo, ma sempre motivato.

Ne parliamo da tempo, ma è giunto il momento di tornare seriamente su un tema che sta svuotando il World Superbike di uno dei suoi elementi più autentici: la competizione tecnica tra case costruttrici. Perché possiamo anche accettare che si voglia “mantenere lo spettacolo”, ma non a scapito della correttezza sportiva e dell’integrità del campionato.
Il problema: limiti tecnici a geometria variabile
Nel tentativo di livellare le prestazioni, Dorna e FIM hanno introdotto negli anni una serie di correttivi regolamentari: limiti ai giri motore, modifiche ai parametri concessi per l’elettronica, e ora un nuovo elemento potenzialmente decisivo: il flussometro per misurare e limitare il consumo di carburante.
L’idea sarebbe quella di controllare lo sfruttamento del motore nel corso della gara, evitando esplosioni di potenza troppo marcate. Ma di fatto si finisce per penalizzare le moto più performanti proprio in virtù del loro potenziale. Una sorta di “zavorra invisibile” che ricorda, più che un campionato tecnico, un esperimento da laboratorio regolato al grammo.
Una competizione costruttori svuotata di significato
Che senso ha assegnare un titolo costruttori se alcune moto corrono con limitazioni che altre non hanno? È come correre i 100 metri con scarpe diverse, o partire in seconda in una gara di Formula 1. L’idea di “parità regolamentare” che dovrebbe premiare il progetto migliore, rischia di essere sostituita da un sistema dove vince chi ha la moto più regolata, non più sviluppata.
Il pilota? Vittima collaterale
Non dimentichiamoci dei piloti. Se sei su una moto limitata, puoi essere anche il più forte, ma non lo dimostri. Se sei su una moto favorita dal regolamento, magari sei bravo, ma il dubbio resta. Il rischio è quello di creare un campionato monomarca mascherato, dove i valori in campo vengono riequilibrati artificialmente e il talento resta imbrigliato dalle regole.
Il compromesso spettacolo-tecnica
Non si nega che lo spettacolo sia importante, anzi: è fondamentale per vendere biglietti, diritti e visibilità. Ma lo spettacolo dovrebbe essere conseguenza del confronto reale, non il prodotto di un algoritmo regolamentare. Il WorldSBK dovrebbe tornare a essere il campionato dove la migliore moto vince, il miglior pilota emerge e il miglior progetto tecnico viene premiato.
Se davvero si vuole preservare l’equilibrio tra le prestazioni senza stravolgere la competizione, la soluzione non può essere intervenire in corsa. I limiti tecnici — che siano giri motore, consumo o elettronica — andrebbero fissati a inizio stagione, comunicati in modo trasparente e lasciati invariati per tutta la durata del campionato.
Su quella base comune, ogni Casa dovrebbe dare il massimo, dimostrando la qualità del proprio progetto e la capacità di sviluppo. Solo così si torna a valorizzare la sfida tecnica vera, senza compromessi o sospetti di favoritismi regolamentari.
Serve una svolta
Serve un regolamento chiaro, stabile, condiviso e che premi il merito. Le case costruttrici investono milioni, i team lavorano con passione e i piloti rischiano ogni weekend. Ridurre tutto a un gioco di bilanciamento tecnico rischia di allontanare i fan più appassionati e rendere il campionato meno credibile.
WorldSBK è nato per essere diverso, non per essere finto.
✍️ Sal