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E-bike e ciclomotori: due pesi, due misure?

Negli ultimi anni, le biciclette a pedalata assistita hanno conosciuto una diffusione straordinaria. Bonus statali, esigenze di mobilità sostenibile e praticità urbana le hanno rese popolari in ogni fascia d’età. Ma questo boom ha portato con sé anche un problema crescente: l’uso scorretto, spesso al limite della legalità, di molti di questi mezzi che in certi casi raggiungono – e superano – velocità da ciclomotore.

E-bike Faster than scooter

Due pesi, due misure

Secondo la normativa, un’e-bike è tale solo se il motore si attiva in presenza della pedalata e si disattiva oltre i 25 km/h. In teoria. Perché nella pratica, molti modelli vengono modificati per spingersi ben oltre quel limite, toccando i 40 o 50 km/h. Il tutto, senza targa, assicurazione o controllo.

I ciclomotori: sotto stretta sorveglianza

Patente AM, casco obbligatorio, assicurazione, targa, revisione. Chi guida uno scooter è soggetto a un apparato normativo rigoroso. Chi invece guida un’e-bike truccata – che spesso va forte come uno scooter – può farlo senza alcun obbligo, e senza timore di essere fermato. Un paradosso normativo che genera disparità, ma soprattutto rischi.

Comportamenti a rischio

Basta osservare le strade cittadine per rendersene conto: e-bike su marciapiedi, contromano nei sensi unici, semafori ignorati. Non è raro vedere comportamenti scorretti, agevolati dal fatto che questi veicoli non sono identificabili: niente targa, nessun registro, nessuna tracciabilità. Il tutto in un vuoto normativo pericoloso.

Una questione di sicurezza

Non è la mobilità dolce il problema. Al contrario, andrebbe sostenuta con decisione. Il punto è che la mancanza di regole aggiornate rende insicura la convivenza tra pedoni, bici, auto e scooter. E l’incremento degli incidenti gravi che coinvolgono biciclette elettriche non può più essere ignorato.

Verso una regolamentazione più equa?

In Europa, molti Paesi hanno già introdotto categorie intermedie (come gli speed pedelec), con obblighi simili a quelli dei ciclomotori: casco, assicurazione, targa. Forse è il momento di farlo anche in Italia. Non per penalizzare, ma per responsabilizzare chi guida veicoli che, di fatto, viaggiano a velocità da strada.

Per una mobilità davvero sostenibile

La tecnologia va più veloce della legge. Ma ignorare i problemi non li risolve. Per garantire sicurezza e rispetto reciproco, servono norme chiare, controlli efficaci e cultura del buon senso. Anche – e forse soprattutto – quando si pedala.


✍️ Sal

Di Sal

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